progetti-espositivi-bn

Progetti espositivi

dal 15 luglio al 9 settembre 2017
Centro Culturale Zavattini

OROGENETICA. ATLANTE DI GEOGRAFIE E VOLTI MONTANI
di VITTORIO VIZZINI

OROGENETICA è un progetto fotografico sui montanari ed il loro territorio, le fotografie di Vittorio Vizzini ritraggono luoghi e volti di Cerreto Alpi, sull’Appennino Reggiano.
Vittorio Vizzini è nato a Blufi, sulle Madonie, in Sicilia e ora vive a Reggio Emilia. Ha cominciato a frequentare Cerreto perché, nato sui monti, ne sente la necessità.
“Scattare foto è la sua passione – dice di lui Giovanni Lindo Ferretti – il suo mestiere. Al suo sguardo quello che per noi è l’abitudinario, l’inosservato, è scoperta, composizione di un paesaggio nuovo”. Il lavoro prende spunto da “Un paese” di Cesare Zavattini. Un omaggio ai monti e ai montanari, un racconto del legame fra l’uomo e il suo territorio. Come osserva Vizzini: i  montanari di tutto il mondo hanno in comune un rapporto di simbiosi col luogo in cui vivono, un legame particolare con la natura che li circonda, una coscienza intima che li porta a sentirsi parte integrante del loro territorio.

L’iniziativa di portare al Centro Culturale Zavattini le fotografie di Vittorio Vizzini nasce da una collaborazione tra Luzzara e Cerreto Alpi, un’amicizia inaugurata l’anno scorso che ha portato ad un incontro denominato SULL’ACQUA CHE SCORRE, Zavattini e Cerreto Alpi.
Il 6 agosto del 2016 Fondazione Un Paese, con la collaborazione con I Briganti di Cerreto, la Fondazione Giovanni Lindo Ferretti e il Circolo Sportivo Cerreto Alpi, ha infatti organizzato una giornata nel borgo di Cerreto Alpi, alla scoperta dei luoghi montani di Cesare Zavattini.
Si è partiti appena sopra la Gabellina, con una camminata sull’antica via che a Cerreto chiamano “dei Toschi” e, sull’altro versante del crinale, dicono “dei Lombardi”. A fare da guida, tra cerri e faggi secolari, fra antiche maestà e i monti che fanno da cornice, è stato Giovanni Lindo Ferretti, che ha letto lettere e pensieri di Zavattini. Dal faggeto si è scesi al paese, il cimitero, il mulino dell’acqua, fino alla casa della sorella Tina. Ci stato spazio per la musica, violino e fisarmonica hanno accompagnato il percorso, per il racconto e il dialogo nello spazio del conversare. Il Secchia, il Canale Cerretano, il fragore del fiume, il mormorio del torrente. Una giornata nella serenità di un paesaggio che conserva le tracce dei secoli mutandone funzione e quotidianità.
“La camera dove lavoro, tre metri per tre, mi va bene e dovrei stare seduto al tavolo otto ore al giorno anziché non fare, fantasticando le gioie che ricaverei dal fare. Mi tengono compagnia la piccola ruota, incastrata nella finestrina, va per cambiare l’aria e un torrentello. Appena arrivato dissi a mia sorella non sopporterò questo rumore, ma alla fine della frase mi ero già abituato. Il torrentello fra poco entra nel Secchia e il Secchia dopo una notte in discesa entra con le sue trote e l’acqua stretta e nervosa nell’acqua grande e placida del Po che passa da Luzzara dove sono nato”.
Queste parole, scritte da Cesare Zavattini nel 1963 per Viaggetto sul Po, ci hanno portato a Cerreto Alpi, borgo dell’Alto Appennino Reggiano che dista 100 chilometri dalla Luzzara, sul Po, paese natale di Za.
In uno slargo di Cerreto si erge il monumento a Zavattini, molto semplice e minuscolo, eseguito da Remo Belletti scultore di Collagna. Su una pietra di arenaria a forma di parallelepipedo irregolarmente stagliata è collocato un sasso a forma d’uovo, da cui sporge a lato un volto reclinato e raccolto nel cavo di una mano. Alla base un grande ciotolone piatto sul quale sono debolmente incise le parole “Sa pudess stricarm’ in d’na parola a durmirés. ZA”.

scarica la locandina | guarda le fotografie di Sull’acqua che scorre 2017


dal 15 giugno al 14 luglio 2017
Centro Culturale Zavattini

BEHIND THE DANCERS – ESERCIZI DI PITTOGRAFIA TANGHERA
di ROSSANA CAPASSO

Nell’ambito delle iniziative della rassegna teatrale A due passi dal teatro – Mali estremi, è stata presentata la mostra delle fotografie di Rossana Capasso.
Un vernissage importante, che ha aperto e anticipato la manifestazione, colorando di tinte delicate e passionali gli eventi successivi.
Due ballerini lottano per la conquista di uno spazio, il ballo è la lotta, e nella lotta esprimono bellezza, Behind the dancers è un movimento inesorabile che promuove l’umano da semplice passante sulla terra a fonte di preziosissima energia, che armonizza ogni tensione, che rende organiche le tensioni, che suona le emozioni.
E’ un passo a due tra un silenzio e un altro.

PRESENTAZIONE:
Nel tango l’altro-da-sé è sempre immaginato, irreale, ‘illuso’.
Nel mio caso l’altro-da-me è la figura maschile.
Che la donna cancella e ricostruisce, ogni volta, ad occhi chiusi.
Il tango è un ballo di coppia… vero.
Ma quasi mai la danza è tra noi e l’altro.
E’ danza tra noi e quel che immaginiamo dell’altro.
Per dirla con Kant: ‘danziamo con il fenomeno, mai col noumeno’.
Per dirla con la Szymborska: ‘ascolta come mi batte forte il tuo cuore’.

LA TECNICA:
La fotografia, che parla della realtà; l’illustrazione, la postproduzione digitale e la tecnica mista che parlano delle ‘proiezioni’ interiori.

L’AUTRICE:
Rossana Capasso è nata nel 1973 in provincia di Caserta e da anni vive e lavora a Parma. Dopo la laurea in Filosofia ha lavorato come grafica, illustratrice, operatrice culturale e atelierista. Sono molte le mostre personali che ha organizzato, e le collettive a cui ha preso parte dalla fine degli anni ’90. Dal 2007 affianca la passione per l’illustrazione a quella per la fotografia e il tango argentino.

guarda il video di presentazione


dal 16 dicembre 2016 al 21 gennaio 2017

Centro Culturale Zavattini

VILLAROTTA CRICKET
di LUANA RIGOLLI

Esposizione del progetto fotografico

Piacentina di nascita, mantovana d’adozione, classe ’83, Luana Rigolli scopre la passione per la fotografia durante gli anni dell’università. La formazione scientifica e gli studi in Ingegneria civile la portano a prediligere soggetti di architettura e d’interazione dell’uomo con il paesaggio. Espone in diverse collettive e personali nel nord Italia. Fa parte del Collettivo DieciXDieci di Gonzaga, con cui dal 2015 organizza l’omonimo Festival di Fotografia Contemporanea. Nel 2015 è stata selezionata per partecipare alla residenza d’artista con il fotografo di Magnum Photos Harry Gruyaert, organizzata dalla Regione Piemonte in collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia e Leica Akademie Italy.
In anteprima al Centro Culturale Zavattini, dal 16 dicembre 2016 al 21 gennaio 2017 è stato esposto il suo ultimo progetto, dedicato al microcosmo degli appassionati di cricket della periferia emiliana. Ecco come la fotografa racconta la storia del progetto e dei personaggi da lei immortalati: «Diciotto ragazzi pakistani hanno deciso di fondare una squadra di cricket in un piccolo paese dell’Emilia Romagna: Villarotta. Un nome evocativo per un paese che ha subito i danni del terremoto che ha colpito la regione nel 2012. A Villarotta abitano solo 1.300 persone, di cui 400 stranieri, 200 dei quali provengono dall’Asia, la maggior parte dal Pakistan. Il cricket è il loro sport nazionale ed è una grande passione per milioni di persone, ma sul territorio comunale non ci sono campi disponibili. La squadra non si è arresa e ha trovato un’inaspettata complicità nell’anziano padrone di una ex fabbrica di compensati ormai in dismissione: oggi hanno la disponibilità del piazzale per potersi allenare. Un luogo scassato e poco adatto, ma dignitoso abbastanza da organizzare tornei e manifestazioni sportive legate a questo sport. Da fare da spettatori ai loro allenamenti ci sono i vecchi macchinari e rottami dell’industria, e i campi di grano circostanti in cui i ragazzi impiegano sempre diversi minuti per cercare le palline quando queste vengono lanciate troppo lontane dal campo di gioco.
Io ho imparato a conoscere questi ragazzi e vorrei aiutarli, non solo per convincere il Comune a concedere uno spazio su erba per gli allenamenti, ma anche per far capire agli altri abitanti di Villarotta che questi ragazzi, di cui molti sono in Italia da quando avevano meno di 10 anni, sono esattamente come i nostri: assetati di sport e di voglia di stare insieme».

scarica la locandina 


dal 20 settembre al 19 novembre 2016
Centro Culturale Zavattini

GIANNI BERENGO GARDIN
IL CURIOSO DELLE IMMAGINI: Zavattini a Luzzara, 1973

Iniziativa inserita all’interno della rassegna ZA | SEMPRE AVANTI DI QUALCHE PASSO
Viaggetti poetici, parole filmate e altri miracoli
percorso IMMAGINE | Luzzara, la fotografia

Ad inaugurare le iniziative autunnali dedicate alla figura di Cesare Zavattini, da martedì 20 settembre, è stata inaugurata la mostra IL CURIOSO DELLE IMMAGINI: Zavattini a Luzzara, 1973, esposizione di 21 scatti di Gianni Berengo Gardin, realizzati a Luzzara nel 1973, prima di far nascere quel progetto che sarebbe diventato il libro fotografico Un paese vent’anni dopo (Einaudi, 1976). Le fotografie, raccolte per la prima volta in una agile pubblicazione del 1991 curata da Lorenzo Pellizzari (Franco Sciardelli editore), mettono in mostra uno Zavattini privato, che si aggira per la sua Luzzara: «Mago e patriarca, illusionista e contadino, membro esibizionista e concreto della comunità, non si è mai visto nessuno a proprio agio come questo Zavattini», ritratto tra spettacoli di marionette, sul set di un film che avrebbe voluto girare in un’osteria del paese ma mai realizzato (L’ultima cena), per le vie del centro in bicicletta, o a piedi, seguendo il carrettiere con il letto dei genitori appena recuperato da un rigattiere. La collezione delle fotografie di Gianni Berengo Gardin è stata gentilmente concessa dall’Archivio Cesare Zavattiniin collaborazione con Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia.

scarica la locandina


dal 21 maggio al 19 giugno 2016
Centro Culturale Zavattini

OMAGGIO A TORNATORE

Mostra delle fotografie del collettivo Effettoemezzo
Iniziativa inserita all’interno della rassegna LUZZARA | racconti cinefotografici

Il gruppo Effeottoemezzo, nasce dalla sinergia simbiotica di 12 fotografi abitanti nelle terre emiliane e  vede la collaborazione del maestro Gianni Berengo Gardin. Dopo i successi ottenuti, tra cui le mostre Omaggio a Fellini e Sui binari del tempo, il gruppo ha deciso questa volta di porgere omaggio al premio oscar siciliano, ripercorrendo alcune scene dei film Malena e Nuovo cinema Paradiso.
Il progetto fotografico Omaggio a Tornatore, concretizzatosi con la messa in mostra degli scatti al Centro Culturale Zavattini dal 21 maggio al 19 giugno 2016, dopo un anno trascorso su numerosi set, il più importante dei quali proprio a Luzzara, ha contato la partecipazione di oltre 200 comparse, tra cui senza dubbio spiccano, per notorietà, I Rio, Daniele Ottaviani/Slat, Nevruz e Doppiaelle. La passione e la fatica in esso infuso dai fotografi, hanno emotivamente coinvolto il regista romagnolo Paolo Galassi,  tanto che  ha voluto seguire e filmare il gruppo “in azione” sui set, realizzando il film Tornatore’s way.
I costumi, le luci e i mezzi utilizzati sono stati collocati sapientemente per ricreare in modo verosimile i set cinematografici, senza avere la presunzione di poter imitare ciò che è stato, ma di creare con passione, qualcosa che potesse trasmettere buone emozioni a chi, guardando questi scatti, abbia voglia di ripercorrere frammenti di cinema italiano.

scarica la locandina


dal 19 settembre al 18 ottobre 2015
Centro Culturale Zavattini

TORRI, FUNERALINI, ANGURIE e… IL FIUME

Esposizione di opere pittoriche di Cesare Zavattini 
Iniziativa inserita all’interno della rassegna Zavattini e Luzzara. Un legame lungo una vita

Zavattini, noto ai più come scrittore, autore di testi letterari e saggistici, articoli di cronaca e soprattutto di notevoli soggetti e sceneggiature cinematografiche, ha dedicato anche gran parte della sua vita all’arte, sia come autore che come collezionista di dipinti.
Aspetti peculiari della sua arte sono la spontaneità e la capacità di cogliere gli aspetti più umani della vita, al contempo poetici e grotteschi e il costante richiamo alla memoria autobiografica, che non rinuncia mai all’ironia e all’autoironia. Punti nodali della produzione pittorica zavattiniana sono gli autoritratti, le ambientazioni luzzaresi con la torre e il fiume Po, il tema dei “funeralini”, dei preti, delle angurie, la tensione monologante che passa attraverso l’uso della parola scritta e del graffito, l’esaltazione della materia pittorica applicata con assoluta libertà. La pittura è per Zavattini uno degli irrinunciabili veicoli espressivi attraverso i quali poter comunicare la propria complessa interiorità e forza riflessiva.

Testimonianza dell’intenso e focale rapporto fra Zavattini e il proprio paese natale sono proprio i dipinti che hanno come soggetto Luzzara, provenienti dalle collezioni dei Musei Civici di Reggio Emilia ed esposti presso il Centro Culturale Zavattini dal 19 settembre al 18 ottobre 2015. Un’occasione importante per immergersi nel mondo sospeso e personalissimo della memoria luzzarese zavattiniana, fatta appunto di torri, funeralini, angurie e… un fiume.

scarica la locandina

immagine: Domingo Davoli © 2015

< Indietro