Itinerari fotografici

 

Un progetto inaugurato per la prima volta in occasione della mostra “Paul Strand e Cesare Zavattini, Un Paese. La storia e l’eredità” Fotografia Europea | Palazzo Magnani, Reggio Emilia, 5 maggio – 9 luglio 2017

Disponibile una vasta proposta itinerante, alla scoperta dei luoghi della fotografia a Luzzara, percorribile utilizzando la mappa virtuale, presente in fondo a questa pagina, o quella cartacea, ritirabile al Centro Culturale Zavattini.
L’itinerario è stato inaugurato dalle visite guidate organizzate nel 2017 dallo staff di Fondazione Un Paese in occasione della mostra “Paul Strand e Cesare Zavattini, Un Paese. La storia e l’eredità” (Fotografia Europea | Palazzo Magnani, Reggio Emilia, 5 maggio – 9 luglio 2017) 

Costo visita guidata / itinerario 60,00 € (durata circa 2 ore, gruppi max 25 persone)
Contattaci e prenota il tuo itinerario 0522 977612 | 349 0562708 (Simone Terzi)

A questo link gli itinerari organizzati nel 2017, clicca qui | Scarica il programma completo delle iniziative

«Mi ero accorto di non conoscere l’Italia se non attraverso dei libri o dei preconcetti, e mi pareva che un paziente inoltrarmi nei luoghi, nelle persone, negli interessi di tutta questa gente che aveva tante cose in comune con me, fosse il solo modo per cercare, goccia nel mare, di entrare nella storia». Così, in una lettera ad un amico, Cesare Zavattini commenta la scelta di realizzare per Einaudi Italia mia: collana editoriale volta a descrivere l’Italia, il suo paesaggio, la sua gente attraverso l’innovativo accostamento di testi e fotografie. Il primo e unico volume viene intitolato Un paese (1955): Luzzara, sulle sponde del fiume Po, è il luogo dove Zavattini, che in questo piccolo centro della Bassa reggiana è nato, sceglie di portare il grande fotografo statunitense Paul Strand e sua moglie Hazel Kingsbury Strand, per realizzare il primo esempio di foto-libro italiano. Questo viaggio fotografico e poetico, che unisce modernismo americano e neorealismo italiano, in un luogo apparentemente fuori dal tempo, abitato da persone comuni, rappresenta l’inizio di una lunga serie di eccezionali ritratti di Luzzara, che proprio in questo suo essere “Un” paese della provincia italiana assurge a ricognizione sociale e antropologica dell’Italia intera. I volti e i luoghi di Luzzara, immortalati per la prima volta tra il 1952 e il 1954 negli straordinari scatti di Paul Strand e della moglie Hazel, le cui fotografie del paese rivelano una spontaneità che ancora oggi affascina e stupisce, ritorneranno ancora, nei decenni a venire, attraverso lo sguardo di altri fotografi che si sono succeduti agli Strand. Primo fra tutti Gianni Berengo Gardin, accompagnato da Zavattini a «ricercare le persone che erano state fotografate da Strand, per curiosità, per vedere come erano cambiate dopo vent’anni». La società italiana degli anni ’70, con tutti i cambiamenti che nel frattempo hanno inciso sul costume e sul modo di vivere delle persone, diventa la vera protagonista di Un paese vent’anni dopo, pubblicato da Einaudi nel 1976.

Seguono, a partire dagli anni ’80, illustri rappresentanti della nuova fotografia italiana e internazionale, come Luigi Ghirri, che nella ricognizione affettiva dei territori lungo il Po, raccolta sotto il titolo de Il profilo delle nuvole (1989) e intrapresa con l’amico scrittore Gianni Celati, inserisce gli scatti realizzati a Luzzara fra quelli che con lirica frammentarietà vanno a definire il volto dell’Italia intera; nel  1993 il newyorkese Stephen Shore, che con il progetto fotografico Stephen Shore. Luzzara, dimostra che è ancora possibile dialogare con la tradizione fotografica iniziata con Strand per riuscire a cogliere le trasformazioni che la cultura del consumo ha apportato al paesaggio e all’estetica individuale; Olivo Barbieri e il suo servizio fotografico 40 anni ma sembra ieri, realizzato per il settimanale Specchio nel 1996 e volto a ritrarre il vero volto della Luzzara contemporanea, documentandone le metamorfosi quarant’anni dopo Strand; i fotografi reggiani Marcello Grassi e Fabrizio Orsi, che nel 2004 realizzano, con il contributo letterario di Luciano Ligabue, il progetto Luzzara. Cinquant’anni e più…; fino ad arrivare a Vittore Fossati e alle sue 10 fotografie a Luzzara, scattate ed esposte in mostra a Luzzara nel 2007.

Luzzara rappresenta oggi un luogo in cui la memoria dell’illustre patrimonio culturale del passato non smette di dialogare e suggerire stimoli e progetti fotografici di rinnovata qualità. Il cantiere della creatività è aperto sul futuro anche grazie ai costanti sforzi da parte del Comune di Luzzara e di Fondazione Un Paese, che ne gestisce le collezioni fotografiche, di valorizzare questo memorabile patrimonio artistico, costruendo nuovi percorsi, intessendo rapporti di collaborazione con chi partecipa al medesimo universo di interessi, garantendo un’offerta sensibile alle esigenze della contemporaneità e consapevole del valore insito nello sguardo sulla propria identità.

Leggi le biografie dei fotografi cliccando qui.

Le fotografie sono tratte da:
Paul Strand – Cesare Zavattini, Un paese, Einaudi, 1955
Hazel Kingsbury Strand, Strand. Luzzara, a cura di Paolo Costantini e Luigi Ghirri, Clup – Comune di Luzzara, 1989
Gianni Berengo Gardin – Cesare Zavattini, Un paese vent’anni dopo, Einaudi, 1976
Luigi Ghirri, Il profilo delle nuvole, a cura di Gianni Celati, Feltrinelli, 1989
Stephen Shore, Stephen Shore. Luzzara, Corradini, 1993
Olivo Barbieri, 40 anni ma sembra ieri, servizio fotografico per il settimanale Specchio n°40, 26 ottobre 1996
Marcello Grassi – Fabrizio OrsiLuzzara. Cinquant’anni e più…, prefazione di Luciano Ligabue, Skira – Fondazione Un Paese, 2004
Vittore Fossati, 10 fotografie a Luzzara, Fondazione Un Paese, 2007

1. Paul Strand
Luzzara, 1953
Via C. Iotti

Anche il più miserabile una bicicletta ce l’ha, con 3-4-5000 lire una bicicletta d’occasione si trova. Nuove se ne venderanno una ottantina all’anno. Io le vendo molto a rate, i motorini però fanno molta concorrenza alle biciclette. C’è sempre qualcuno che si scorda la bicicletta appoggiata a un muro o a un pilastro del portico e resta lì tutto il giorno, ma non le ruba mai nessuno, anche perché si conoscono le biciclette come le facce delle persone.

Un paese, 1955

2. Luigi Ghirri
Ingresso del paese da sud, 1989
Via A. Avanzi

Non c’è più nessun grande viaggio che sia più emozionante d’una passeggiata per vedere i colori del mondo. Forse adesso cominciamo a riconoscerlo questo teatrino a larghissimo proscenio, chiuso soltanto dalla tenda del cielo, questo magazzino delle forme d’arte e d’illusione che è un paesaggio italiano.

Gianni Celati, Il profilo delle nuvole, 1989

3. Stephen Shore
Luzzara, giugno 1993
Oratorio della confraternita di San Francesco, Via G. Lorenzini

Possiedo una copia di Un Paese da vent’anni. Quando questa primavera ho saputo che sarei andato a Luzzara, ho tirato fuori il libro, che non guardavo da molto, per saperne di più sul paese che avrei fotografato.

Stephen Shore, Stephen Shore. Luzzara, 1993

4. Stephen Shore
Luzzara, giugno 1993
Vicolo Chiesa

…tutte le cose richiedono d’essere guardate in un certo modo, secondo i movimenti e le angolature che ci portano a vederle meglio.

Gianni Celati, Il profilo delle nuvole, 1989

5. Gianni Berengo Gardin
Teatro sociale di Luzzara, 1973
Piazza A. Tedeschi

Fate voi le didascalie, ormai siete dei nostri. Con una sola sfogliata, potete guardare ciò che io ci ho messo quasi un secolo ad amare e a odiare.

Cesare Zavattini, Un paese vent’anni dopo, 1976

5. Fabrizio Orsi – Marcello Grassi
Teatro sociale di Luzzara, 2004
Piazza A. Tedeschi

E quelle fotografie non fanno quello che di solito fa una fotografia, non sono statiche, ma contemplano “anche” i tempi morti di cui è fatta la vita.

Luciano Ligabue, Luzzara, cinquant’anni e più…, 2004

 

6. Stephen Shore
Luzzara, giugno 1993
Via F. Melli

Come mi duole che dentro all’obbiettivo non siano entrati tutti.

Cesare Zavattini, Un paese vent’anni dopo, 1976

7. Paul Strand
Market day, 1953
Piazza E. Ferrari

Abbiamo voglia di fare delle cose, ma non c’è mai il primo che si muove. Questo inverno hanno messo su il circolo del cinema per vedere dei film che altrimenti non si vedono mai, film un po’ difficili, e si diceva: è sicuro non ci starà nessuno, ma ce ne sono stati 350 e dopo camminavamo sotto il portico sino alle due di notte a parlare del film. Bisogna confessare che noi siamo un po’ tirati, perché il nostro è un paese di contadini e anche quelli che non sono contadini hanno le qualità e i difetti dei contadini, conosciamo il valore del denaro e ci sorvegliamo giudicando male chi spende troppo al caffè.

Un paese, 1955

8. Paul Strand
Place to meet, 1953
Piazza E. Ferrari

Io voglio morire lo stesso giorno che non sono più buono di vestirmi e di svestirmi da solo.

Un paese, 1955

9. Gianni Berengo Gardin
Luzzara, 1973
Piazza E. Ferrari

Secondo me, questo quasi distratto personaggio ha sempre nascosto tra le ali le trombe di un suo proprio giudizio universale, forse lontanamente un po’ dolente però subitamente morale. Credo succeda con un uomo alla medesima maniera che con un paesaggio o un bicchiere. Il nostro Gianni Berengo Gardin quindi non sbagliate molto a considerarlo un nemico quando vi ronza intorno, se condividete la mia idea che chiunque voglia conoscere più seriamente la cosiddetta realtà (e la realtà significa in sostanza proprio noi), non è un amico. All’erta dunque! Ma quanto vedrei volentieri, tra tante investigazioni che il nostro progetta e fa magistralmente, una sua infilata di facce italiane: Uomo vieni fuori!

Cesare Zavattini, Un paese vent’anni dopo, 1976

10. Hazel Kingsbury Strand
Market day, 1953
Via A. Avanzi

Le immagini di Hazel e Paul Strand sono qui a ricordarci che la fotografia apparentemente scarna non è il gesto facile di una presa diretta, ma significa come un gesto così semplice, naturale, è frutto di una relazione profonda con l’esterno, di come tutto nasca molto più lontano dal momento e dal luogo dello scatto effettivo, e si disperda nei meandri della visione e della percezione, in una meditata relazione col tempo, con il luogo, con la propria visione e con quella dell’altro.

Luigi Ghirri, Come un canto della terra, da Strand. Luzzara, 1989

11. Hazel Kingsbury Strand
Ombrellaio, 1953
Piazza P. Iscaro

Se scoppia un temporale quando sto a raccogliere il fieno prendo una forcata di fieno e scappo a casa tenendola sulla testa come un ombrello.

Un paese, 1955

 

 

12. Paul Strand
Card Players, Café, Luzzara, 1953
Piazza P. Iscaro

È raro che alle carte giuochiamo più di un caffè o di una bottiglia di vino. Giuochiamo a briscola, scopa, scopone, tresette, terziglio, gilè, e al mille, che è una specie di poker rustico, perché si può bluffare. Donne nei caffè non ci vanno, gli uomini escono poco volentieri con le loro donne, si può dire mai dopo che sono sposati, sarà perché hanno paura che la gente a vederli insieme li vedono come a letto. Al caffè ci andavano le vecchie prima della guerra mondiale, quando uscivano dalla prima messa, a prendere il caffellatte con dentro una pasta sfoglia e lasciavano il tavolo tutto pieno di briciole, poi appena spuntava la luce andavano a chiudersi in casa sino all’Avemaria della mattina dopo.

Un paese, 1955

13. Paul Strand
Arcades, Luzzara, Italy, 1953
Piazza P. Iscaro

Guardiamo insieme le fotografie di Paul Strand sotto le quali si leggono le confidenze dei miei compaesani. Le parole sono in sostanza dei miei compaesani, mi pare di non averne quasi mai tradito lo spirito. E questi che vedrete, che parlano, non li abbiamo scelti perchè proprio loro avevano qualche cosa da dire, ormai si sa che tutti hanno qualche cosa da dire, perciò mi sarebbe piaciuto interrogarne almeno un migliaio, fare un bel librone dando una pagina a ciascun luzzarese. Un’opera così la dovrei fare un giorno, è solo questione di buona volontà, o se non ci penserò io ci penserà qualche altro, e in un modo che mi auguro più profondo e completo, su uno qualsiasi dei luoghi abitati in Italia.

Cesare Zavattini, Un paese, 1955

14. Hazel Kingsbury Strand
Market day, 1953
Via A. Avanzi

Quello che lega i volti e i luoghi, gesti, particolari, frasi riportate o inventate da Zavattini, sembra essere collegato da questo “sentire comune”, un’armonia che non è una formula sentimentale romantica o nostalgica, ma è il sentirsi parte di una comunità, essendo tutti e tutto costruttori della comunità stessa, dei suoi valori, delle sue atrocità e bellezze.

Luigi Ghirri, Come un canto della terra, da Strand. Luzzara, 1989

15. Gianni Berengo Gardin
Cesare Zavattini, 1973
Via E. Dalai

Quando arrivo da fuori, appena tocco questa mia zona natale, comincio senza accorgermene a parlare in dialetto. Nessuno crederà che una volta ebbi la voglia repentina di mangiare del pane del mio paese, così partii sui due piedi da Milano, e quella notte mi addormentai col letto pieno di briciole.

Cesare Zavattini, Un paese, 1955

16. Stephen Shore
Luzzara, giugno 1993
Via E. Dalai

Un tratto caratteristico della vita italiana, almeno ai miei occhi del Nuovo Mondo, è la presenza del tradizionale entro il moderno. Il mio fine, allora, è stato quello di fare un libro che accompagnasse Un Paese, un insieme di immagini, che nei limiti della soggettività della mia visione, fossero un supplemento al lavoro di Strand.

Stephen Shore, Stephen Shore. Luzzara, 1993

17. Gianni Berengo Gardin
Luzzara, 1973
Viale C. Zavattini

Dio mi perdoni di aver sempre voluto far passare Luzzara per incensurata. Forse era il modo di assolvere pure me. Non so, aggiungerei che a Luzzara di solito si nota riluttanza a rivelare i propri fatti privati, i propri conti, e qualche strana lentezza di gesti. E la pianura? La pianura trasuda il tempo con incanti e pigrizie orizzontali ma si riscuote di colpo sotto la pressione verticale dei fatti.

Cesare Zavattini, Un paese vent’anni dopo, 1976

18. Fabrizio Orsi – Marcello Grassi
Fiume Po, 2004
Golena, fiume Po

Aggiungo doverosamente che il Po non l’ho scoperto io. Il Po è da sempre il Po, sono andato a vedere dove nasce e dove muore, lui non guadagna e non perde nella stima della gente vent’anni prima o vent’anni dopo, anche se gli uccelli di passo diventano sempre più rari. A Po quel briciolo di cordialità di cui disponiamo, si esprime meglio, come ho già avuto l’onore di rilevare in versi, soltanto per la sua ampiezza. Si mente più facilmente in una strada stretta e affollata.

Cesare Zavattini, Un paese vent’anni dopo, 1976

 

19. Vittore Fossati
Ingresso in golena, 2007
Golena, fiume Po

…la monotonia non è che il sentimento deluso di chi s’aspetta sempre nuovi illusionismi, come se occorresse essere sedotti anche per fare un solo passo.

Gianni Celati, Il profilo delle nuvole, 1989

20. Paul Strand
Workers’ Bicycles, The Po, Luzzara, 1953
Pioppeto adiacente alla golena, fiume Po

Meno si lavora e meno si lavorerebbe. Dopo un po’ di giorni di lavoro che uno si abitua, bisogna lasciare il posto a un altro, perché la torta è piccola e noi terrazzieri siamo in tanti. Può darsi che l’anno venturo vada a Roma per mezzo di un amico che sta là, se mi trova un posto come autista o uomo di fiducia in un magazzino. Non sono di quelli che odiano Luzzara, a Luzzara ci starei volentieri ma con i soldi in tasca, anche se quelli che non li hanno ti odiano; io non mi farei odiare perché basta due o tremila lire all’anno di beneficienza per non farsi odiare, però certi non dànno neanche un soldo perché non gliene importa niente dell’odio dei compaesani.

Un paese, 1955

21. Hazel Kingsbury Strand
Workers, The Po, Luzzara, 1953
Fiume Po

Interrogherò i compaesani e saranno loro a raccontarmi che cos’è questo paese, che è un paese come tanti altri, e che cosa vogliono loro, che cosa sperano, che cosa guadagnano, che cosa odiano, che cosa sognano, e i prezzi, una specie di Antologia di Spoon River, ma un’antologia di quello che succede.

Cesare Zavattini, Diario cinematografico, 1979

22. Stephen Shore
Luzzara, giugno 1993
Fiume Po

Ho visto tante volte dei luzzaresi, che sembrano anime dure, arrivare al Po, sotto sera, in bicicletta, stare davanti all’acqua in silenzio cinque minuti e poi tornarsene indietro, pedalando adagio, come fossero stati in chiesa.

Un Paese, 1955

23. Hazel Kingsbury Strand
Cesare Zavattini e pescatori sul Po, 1953
Cesare Zavattini sul Po

Ma rivedendo il lavoro di Strand e Zavattini, mi sembra non si possano coltivare nostalgie di nessun tipo, perché la modernità e la freschezza dell’opera rimangono inalterate e, caso mai, ci resta soltanto la constatazione dolorosa che la loro rimane una grande opera sulla coralità del mondo, della quale ci hanno dato l’ultimo realistico affresco; perché di lì a poco tutto questo si sarebbe dissolto, frantumato.

Luigi Ghirri, Come un canto della terra, da Strand. Luzzara, 1989

24. Paul Strand
The Po, 1953
Fiume Po

Non c’è più nessun grande viaggio che sia più emozionante d’una passeggiata per vedere i colori del mondo. Forse adesso cominciamo a riconoscerlo questo teatrino a larghissimo proscenio, chiuso soltanto dalla tenda del cielo, questo magazzino delle forme d’arte e d’illusione che è un paesaggio italiano.

Gianni Celati, Il profilo delle nuvole, 1989

25. Paul Strand
Latteria Cristo, 1953
Strada Provinciale 2, Tagliata di Luzzara

Ogni cascinaio ha il suo libro come il prete, con i suoi segreti, è un mestiere che non è mai finito.

Un paese, 1955

25. Olivo Barbieri
Latteria Cristo, 1996
Strada Provinciale 2, Tagliata di Luzzara

Mentre si va per le vie di Luzzara in cerca delle persone che sono state fotografate prima dall’americano Paul Strand poi da Gianni Berengo Gardin e ora da Olivo Barbieri, sono gli odori che colpiscono. In Via Dalai, la via centrale, quella che porta alla spalletta di ponte che segna il confine con la Lombardia, c’è un odore incredibile di fumo, di pane appena cotto, e di campi e acque non lontane.

40 anni ma sembra ieri, da Specchio, 1996