novembre 2021 | #masonocosìbrutto
Novità ignorate al primo sguardo, libri mai usciti in prestito, imprescindibili dimenticati a scaffale…
99 libri in cerca del primo lettore
leggimi, non sono male (anzi)
si avvicina il Natale, siate buoni
campagna contro l’abbandono a scaffale dei libri di qualità
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TITOLI
Slumberland, di Paul Beatty
Panorama, di Tommaso Pincio
Dissipazioni. Di carte, corpi e memorie, di Giuseppe Marcenaro
Isole minori, di Lorenza Pieri
L’ albero della vergogna, di Ramiro Pinilla
Aspettando i Naufraghi, di Orso Tosco
Urbino, Nebraska, di Alessio Torino
La veglia all’alba, di James Agee
Il potere del cane, di Thomas Savage
Criminali, di Philippe Djian
Sepolcri di cowboy, di Roberto Bolaño Melodia della terra. Giamilja, di Cingiz Ajtmatov Il mare è mio fratello, di Jack Kerouac Aspettando il voto delle bestie selvagge, di Ahmadou Kourouma La pattuglia dei bambini, di Deepa Anappara
Tutto quello che è un uomo, di David Szalay
Atlante delle meraviglie. Sessanta piccoli racconti mondo, di Danilo Soscia
Sette opere di misericordia, di Piera Ventre
La bella burocrate, di Helen Phillips
Il bosco delle streghe, di Marco Vichi
Mamma a carico. Mia figlia ha novant’anni, di Gianna Coletti
Novantanove notti nel Lowgar, di Jamil Jan Kochai
Consigli per essere un bravo immigrato, di Elvira Mujcic
Le dodici vite di Samuel Hawley, di Hannah Tinti
Lanny, di Max Porter
Lullaby Road. La serie del deserto. Vol. 1, di James Anderson
Sputerò sulle vostre tombe, di Boris Vian
Come in un film, di Régis de Sà Moreira
La casa sul lago, di David James Poissant
Il militante, di Thanh Nguyen Viet
Il prezzo di Dio, di Okey Ndibe
Il campo, di Robert Seethaler
Tiroide, di Marco Parlato
La compagnia delle anime finte, di Wanda Marasco
1947, di Elisabeth Åsbrink
Narrative in fuga, di Gianni Celati
Manhattan beach, di Jennifer Egan
Il Re Ombra, di Maaza Mengiste
Apocalypse baby, di Virginie Despentes
Los Angeles stories, di Ry Cooder
Pontescuro, di Luca Ragagnin
Nero ananas, di Valerio Aiolli
L’ incanto del pesce luna, di Ade Zeno
Il peso del mondo, di Peter Handke
Eredità, di Vigdis Hjorth
Via con me, di Castle Freeman
Bill, di Helen Humphreys
Il tradimento di Rita Hayworth, di Manuel Puig
Assalto a un tempo devastato e vile. Versione 4.0, di Giuseppe Genna
Topeka school. Ediz. Italiana, di Ben Lerner
Canzone d’amore da un tempo difficile, di Ronald Schernikau
Diario del seduttore, di Søren Kierkegaard
Ci rivediamo lassù, di Pierre Lemaitre
Noi non abbiamo colpa, di Marta Zura-Puntaroni
I selvaggi. Vol. 1, di Sabri Louatah
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APPROFONDIMENTI
A distanza di più di un secolo da How The Other Half Lives, il memorabile saggio con il quale Jacob Riis svelò per primo il mondo degli «scarti umani», marginalizzati e vittime del capitalismo, e a ottant’anni da Sia lode ora a uomini di fama, nel quale James Agee e Walker Evans realizzarono un primo, perfetto incontro tra scrittura e fotografia raccontando le vite dei fittavoli travolti dalla Grande Depressione, I poveri sposta nuovamente i confini del reportage, portandolo al massimo della sua potenza grazie a uno sguardo profondamente etico, partecipe senz’ombra di patetismi. Vollmann si è messo in viaggio con i suoi taccuini e la sua macchina fotografica, pronto a cogliere la povertà in ogni suo aspetto e sfumatura; ha incontrato, intervistato e ritratto centinaia di persone di ogni nazionalità, dando voce e spazio a quel misto di brutalità e speranza, disperazione e orgoglio, sconfitta e resilienza, che alberga nei dannati della terra e li rende, nel bene come nel male, la quintessenza di un’umanità che sarebbe troppo facile e comodo respingere.
I poveri, di William T. Vollmann, Minimum fax, 2020
Un liceo come tanti in una provincia addormentata, alla fine degli anni Settanta. Tutto è conforme alla norma, tranne un ragazzo vulcanico che trasforma i temi in pamphlet, le interrogazioni in comizi, la vita in uno sfavillante spettacolo di provocazioni. Anche i suoi amori creano scandalo, non solo perché omoerotici, ma soprattutto perché b. è allergico a ogni forma di ipocrisia. Quando si innamora di un compagno di classe, il mondo che lo circonda cercherà di domare la sua diversità, riuscendo però solo a rendere ancora più insopprimibile la spinta verso quella forma preziosa di liberazione che è la conquista di un’identità rivendicata. In questo romanzo lirico, ritmato da uno stile elettrico e saettante, un giovanissimo poeta, ricalcando la propria stessa esperienza, ha saputo consegnarci l’affresco di un’adolescenza intransigente, pronta ad affrontare a viso aperto lo sconquasso del sesso, il tradimento degli adulti e la stagione irripetibile degli anni di scuola sempre in bilico tra la meschinità del branco e il miracolo degli amici. Un piccolo classico segreto che vibra della forza, scabra e a tratti indecente, della tenerezza.
Canzone d’amore da un tempo difficile, di Ronald Schernikau, L’orma, 2017
I luoghi sono d’Irlanda, splendida e aspra: il vento dell’Atlantico spazza le colline, ma dietro le dune, centinaia di allodole invisibili formano un ombrello di musica nella calura celeste. Qui le donne non si fanno illusioni. A volte si induriscono, oppresse da troppe fatiche. Ma sanno accoglierti davanti al fuoco, ridere fino alle lacrime e abbandonarsi pienamente alle cose, visibili e invisibili. Gli uomini invece coltivano spesso nella mente un’idea diversa della vita. Il tempo potrebbe essere oggi, domani, sempre. Piccole crepe si aprono nella realtà conosciuta, nel quieto vivere, nelle convenzioni erette come barriere. Il mistero filtra e dilaga; sono donne, illusionisti, vecchi pescatori, rabdomanti a custodirlo. Con la sua lingua meticolosa e nitida (resa da Daniele Benati con straordinaria intelligenza e passione) Friel non giudica, non spiega. Gli basta il lampo della barca sul lago che appare e scompare nella notte, una testa troppo chinata sul volante per agganciarci: il nostro cuore è lì e l’immaginazione vola. Dieci racconti, dieci capolavori: Friel è un maestro dell’arte narrativa.
Tutto in ordine e al suo posto, di Brian Friel, Marcos y Marcos, 2017
“Come sono finito sulla copertina di questo libro, in camicia da notte bianca e cappello piumato, con quell’espressione idiota ed eroica? Ci sono finito perché ho scritto un romanzo sul personaggio letterario – e per me vivente – che più amo: Don Chisciotte. E perché da questa storia potrebbe persino venire fuori un film scatenato. Il mio non è un Don Chisciotte accademico che lotta contro i mulini a vento, ma un Chisciotte reinventato e scaraventato nel nostro tempo, partecipato e sentito fino all’incarnazione. Una cosa esagerata, disarmata, di quelle che si fanno con incoscienza e abbandono, in cui c’è da ridere e da piangere, come nella vita. La mia speranza è che questo inclassificabile e sghembo romanzo capiti tra le mani di lettori che sentano il bisogno di allargare i propri confini e susciti qualcosa di inaspettato che lasci il segno nelle menti e nei cuori, in questi anni cupi in cui c’è bisogno di invenzione, di sogno, in cui c’è bisogno di un salto di immaginazione e di piani, di rompere lo specchio in cui siamo imprigionati e di passare dall’altra parte.” Antonio Moresco
Nicolas Mathieu racconta le famiglie squinternate, le ferite, le miserie, le liti quotidiane, la tv sempre accesa, i tranquillanti e i bicchieri di troppo, dando forma a un affresco sociale che brilla di luce tragica.
Lorena, agosto 1992. Anthony ha quattordici anni, le spalle larghe e una palpebra mezza chiusa che gli dà sempre un’aria imbronciata. Stephanie è la più bella della scuola, ma nella valle dimenticata da Dio in cui è cresciuta l’avvenenza serve a poco. Hacine è un po’ più grande, ama le moto (soprattutto quelle prese agli altri) ed è ormai rassegnato all’idea di deludere il padre, arrivato in Francia dal Marocco sognando l’integrazione. L’estate in cui i tre ragazzi si incontrano è quella del primo bacio, delle prime canne, dei Nirvana nelle orecchie e delle corse in BMX intorno al lago, della noia che si mescola alla rabbia e al desiderio di fuggire. Ma è anche un’estate torrida, in cui il vento caldo della globalizzazione ha già spazzato via buona parte dei posti di lavoro della regione lasciando le famiglie sul lastrico, impreparate ad affrontare la chiusura delle fabbriche e a immaginare un futuro diverso per sé e i propri figli.
Una rissa tra due adolescenti, uno povero, l’altro figlio di un banchiere, sotto il cono di luce di un lampione; un ragazzo con una bandana sulla bocca e una bandierina in mano che dirige lo spruzzo di pesticidi da un aereo; due ragazzini che giocano a hockey su un laghetto ghiacciato in mezzo ai boschi; due senzatetto che guardano l’ultima superpetroliera lasciare il porto di Duluth prima che il lago geli durante la stagione invernale, aspettando il momento perfetto per tentare la sorte con un gratta&vinci; due agenti di polizia appostati a sorvegliare una fattoria da un’altura, sul confine di un bosco, in un torrido giorno d’estate. Sono solo alcune delle fulminanti immagini che scandiscono Istruzioni per un funerale, il nuovo libro con cui David Means torna alla sua forma letteraria di elezione: il racconto. Già pubblicate sulle riviste più prestigiose d’America, da «Harper’s» a «VICE», dal «New Yorker>> alla «Paris Review», le storie qui raccolte confermano un talento ineguagliabile nel cogliere il retaggio di violenze e traumi che scandisce la vita quotidiana dei personaggi, e nel riscattarlo con la forza dell’umorismo. Che si concentri sui dilemmi della paternità e del matrimonio, sulla natura delle dipendenze, sull’approssimarsi della morte, sulla paranoia, Means ci accompagna in un mondo autentico perché imprevedibile, nel quale da un’epica scazzottata può nascere una storia di amicizia e amore lunga una vita intera, dietro un’infermiera si può sempre nascondere una serial killer, e un gioco di bambini può trasformarsi, nel giro di poche, prodigiose pagine, in una storia adulta di eroismo e morte.
Jojo ha tredici anni, e cerca di capire cosa vuol dire diventare un uomo. Vive con la madre Leonie, la sorellina Kayla e il nonno Pop, che si prende cura di loro e della nonna Mam, in fin di vita. Leonie è una presenza incostante nella vita della sua famiglia. È una donna in perenne conflitto con gli altri e con se stessa, vorrebbe essere una madre migliore ma non riesce a mettere i figli al di sopra dei suoi bisogni. Quando Michael, il padre di Jojo e Kayla, esce di prigione, Leonie parte con i figli per andarlo a prendere. E così Jojo deve staccarsi dai nonni, dalla loro presenza sicura e dai loro racconti, che parlano di una natura animata di spiriti e di un passato di sangue. E mentre Mam si spegne, gli spiriti attendono, aggrappati alla promessa di una pace che solo la famiglia riunita può dare. Dopo «Salvare le ossa», Jesmyn Ward torna nel suo Mississippi, una terra in cui il legame con le origini, i vincoli di sangue e la natura sono fatti di amore e violenza, colpa e speranza, umanità e riscatto. Scritto in una lingua aspra e poetica, «Canta, spirito, canta» guarda nelle profondità dell’animo umano come dal ciglio di uno strapiombo si guarda l’infinita distesa del mare, che lascia sgomenti, inebriati e commossi.
Praga, primavera 2018. Rimasto orfano in giovane età e cresciuto in campagna dai suoi strambi nonni, Jakub Procházka è uno scienziato di scarsa importanza con un grande sogno: diventare il primo astronauta del suo paese, la Repubblica Ceca, una nazione in cerca di identità dopo il crollo della cortina di ferro. Per questo, quando gli viene proposta una missione sul pianeta Venere, non ha dubbi: potrà diventare un eroe e riscattare il nome della sua famiglia, infangato dalle gravi colpe del padre, informatore e torturatore durante il regime comunista. Ma tutto ha un costo, e il prezzo da pagare in questo caso è abbandonare la moglie Lenka, sacrificando sull’altare dell’ambizione personale il matrimonio e il progetto di un figlio insieme. Sotto lo sguardo adorante del suo popolo, Jakub parte a bordo dello shuttle: d’ora in poi sarà solo nello spazio profondo, anzi no, godrà della compagnia (reale o immaginaria) di un bizzarro alieno. Ma l’impresa è pericolosa e Jakub rischia la vita: sarà l’intervento di una flotta russa in missione segreta a riportarlo sulla Terra dalla sua Lenka?
A Parigi, in un indeterminato ma prossimo futuro, vive François, studioso di Huysmans che ha scelto di dedicarsi alla carriera universitaria. Perso ormai qualsiasi entusiasmo verso l’insegnamento, la sua vita procede diligente, tranquilla e impermeabile ai grandi drammi della storia, infiammata solo da fugaci avventure con alcune studentesse. Ma qualcosa sta cambiando. La Francia è in piena campagna elettorale. I tradizionali equilibri mutano. Nuove forze entrano in gioco, spaccano il sistema consolidato e lo fanno crollare. È un’implosione improvvisa ma senza scosse, che cresce e si sviluppa come un incubo che travolge anche François. “Sottomissione” è il romanzo più visionario e insieme realista di Michel Houellebecq, capace di trascinare su un terreno ambiguo e sfuggente il lettore che, come il protagonista, vedrà il mondo intorno a sé improvvisamente e inesorabilmente stravolgersi.
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